Abuso di sostanze
La condizione umana a volte risulta così difficile che noi, piccoli burattini di legno, desideriamo un giro di giostra nel paese dei balocchi, preferendo alla noia della quotidianità, la schiavitù in un mondo di realtà immaginata.
Questione controversa nell’ambito della psicologia delle dipendenze è l’esistenza di una certa predisposizione individuale allo sviluppo di una personalità tossicofilica, cioè la presenza di un profilo a rischio per un futuro disturbo da uso di sostanze, in maniera specifica e distinto da altri quadri patologici. In generale vi è una molteplicità di fattori che concorrono allo sviluppo di un comportamento di abuso di sostanze e un’interdipendenza dei sintomi e delle problematiche a livello somatico, cognitivo e comportamentale. Il comportamento di abuso è vincolato, come in altri prospetti patologici, a processi interni, risultando essere molto spesso il risultato dell’interazione tra variabili soggettive e influenze dell’ambiente esterno.
Nel corso dell’antichità l’ansia è stata percepita e interpretata in diversi modi in base alle epoche. Gli antichi Greci, ad esempio, sostenevano che fosse un eccesso di bile nera all’interno del nostro corpo e utilizzavano il vino come rimedio naturale.
Durante il medioevo, invece, era vista come un bisogno di depurazione dai peccati: chi soffriva di questa patologia doveva andare immediatamente a confessarsi e impegnarsi a scacciare i pensieri negativi con la preghiera.
Durante l’Illuminismo, con lo sviluppo della scienza, si ritornò alle cure tramite metodi essenzialmente naturali e farmacologici. Solo nel Novecento venne finalmente adottata la psicoterapia come essenziale rimedio per l’ansia.